Attività

Ottavio Bonomi, l’attualità di un testimone del Novecento di Gianni Andreani

Di Gianni Andreani

Ottavio Bonomi (Pavia 1921 – 1968) fu un laico intransigente, con una fede di cattolico adulto, vicino ai poveri e agli ultimi, da riscattare attraverso una cittadinanza attiva, per renderli veri protagonisti della nostra società.
Fu presidente della Fuci, dei Laureati cattolici e Assessore al Comune di Pavia con il Sindaco Bruno Fassina che fu tra i fondatori della CGIL unitaria e delle Acli pavesi.
Fu Presidente delle Acli pavesi dal 1961 al 1968.

La sua presidenza nelle Acli diede inizio a una maggior autonomia del movimento dal partito della DC. Autonomia verso tutti i partiti sancita nel Congresso di Torino del 1969. Erano le Acli di Fortunato Bianchi, Walter Damiani, Angela Fossati, Carlo Zaccone. Un movimento con migliaia di iscritti: operai, impiegati, contadini e studenti. Un movimento aperto al futuro che acquistò la sede storica nel bel cortile in piazza del Carmine con un mutuo trentennale.
Bonomi volle caratterizzare fortemente le Acli sul versante formativo per rendere fattiva la partecipazione dei lavoratori cristiani e non cristiani, alla gestione della società, a tutti i livelli. Dalla dimensione locale a quella nazionale.
Fu inoltre uomo del dialogo. In tempi non facili. Un cattolico che raccoglieva la grande testimonianza di Maritain, Mounier, Dossetti, La Pira, Sturzo, Mazzolari, De Gaspari. Senza dimenticare Olivetti.
Testimoni che mettevano la persona al centro dell’agire, anche quello economico, per la costruzione di una società ricca di corpi intermedi, composta da soggetti la cui dignità è anteriore ad essa. Dove la persona tende a realizzarsi nella comunità, nella quale il bene comune è superiore a quello degli individui. Società pluralista perché la dignità della persona si può dispiegare solo in una pluralità di gruppi e identità.

Ottavio Bonomi ebbe inoltre, come ingegnere, una intensa attività professionale ispirata ad una visione di città accogliente ed inclusiva. Sarà influenzato dai maestri del Movimento Moderno e precisamente da Le Corbusier, Wright e Alvaro Aalto. Con quest’ultimo collaborerà ai preparativi per la realizzazione del quartiere Patrizia a Pavia ovest. Quartiere dotato di tutti i servizi di aggregazione e con particolare attenzione all’inserimento ambientale, in un luogo di grande pregio, sia per la presenza del fiume Ticino che del complesso storico monumentale costituito dalla Basilica di San Lanfranco.
Quartiere con edifici con linee curvilinee collocati parallelamente all’asse autostradale Pavia Bereguardo. Anche il progetto urbanistico immaginato a Montemaino rispondeva alla medesima logica.
Progetti mai realizzati ma che suscitarono un vasto e articolato dibattito in città. E’ stridente il confronto con il silenzio odierno sui progetti per le aree Neca e Necchi, così come con il disinteresse istituzionale verso le proposte dei cittadini di riqualificazione dell’ ex Arsenale .
Tra le innumerevoli opere realizzate dall’ Ingegner Bonomi ricordiamo il condominio Minerva, con portici, percorsi pergolati, piazzette, dove modernità e tradizione sono accolti unendo riferimenti lecorbusiani e suggestioni antiche, come nei bovindi sospesi nel suo progetto Pio Albergo Pertusati e nel Collegio Santa Caterina, da lui pensato e inizialmente finanziato. Fu poi molto impegnato per la riqualificazione delle periferie e per la difesa del centro storico, di cui esaltava la sua vivibilità contro l’assedio delle auto.

Per Bonomi i cittadini e i lavoratori dovevano essere protagonisti sia nella vita civile che lavorativa. Erano gli anni del boom economico, della corsa dei consumi privati e della fuga verso le città industriali. Avviò una riflessione sul modello di sviluppo capitalista, nella versione neo liberista, ponendosi sulla scia delle analisi di Emmanuel Mounier che affermava ”il primato dell’economia è una situazione storicamente anormale da cui bisogna uscire”.

Dibattito tutt’ora presente nelle nostre società, alimentato anche da papa Francesco, critico su questo modello economico vorace, orientato solo al profitto e alla crescita illimitata.
In tutto il mondo è nato un movimento per sostenere ” The economy of Francesco” per una conversione ecologica dell’economia, per il superamento delle diseguaglianze e con una attenzione particolare ai beni relazionali rispetto ai beni materiali. Una economia orientata alla sostenibilità ambientale, all’equità ed alla solidarietà sociale. Questioni quanto mai attuali e fatte proprie da tanti giovani che non accettano l’assunto ”There is not alternative” che il sistema mette loro davanti.

Questioni che richiamano quanto Ottavio Bonomi stimolò all’interno delle Acli pavesi, dando vita ad un dibattito sullo sviluppo della società degli anni sessanta, tutta orientata ai consumi privati, con i lavoratori emarginati nelle periferie urbane e con nessuna partecipazione in fabbrica. Un dibattito che si coniugava con la concezione che Adriano Olivetti aveva dell’impresa. Olivetti ascoltava tutti perché l’impresa non è solo chi comanda ma tutti i lavoratori sono protagonisti e devono avere voce in capitolo. Era ed è un rovesciamento dell’impresa strutturata come una piramide gerarchica, finalizzata esclusivamente a creare profitto. Il fine dell’impresa è invece ed anche realizzare una comunità, nella quale la persona è tale in virtù dei rapporti e dei vissuti segnati da gratuità e reciprocità. L’impresa ha infatti anche una responsabilità sociale in quanto produce beni e servizi, quindi ricchezza, modificando anche le condizioni del territorio dove opera. Le persone devono quindi essere poste al centro della filosofia aziendale. Anche e soprattutto – sottolinea Bonomi – le nostre imprese sociali. Con il convegno di studi del 1964 egli indica una strada possibile: fare delle comunità per combattere la massificazione che il sistema sta imponendo.
Da qui la sollecitazione a trasformare i Circoli, i nuclei di fabbrica, le cooperative, le scuole in autentiche comunità, giacché non esiste migliore alternativa dell’esperienza comunitaria alla massificazione spersonalizzante.

Riteniamo che il pensiero di Ottavio Bonomi sia quanto mai attuale e spetta quindi a tutti, alle forze sociali e politiche, tracciare un nuovo orizzonte, partendo dal basso, dall’attivismo civico, dal protagonismo della società civile, dall’intelligenza collettiva delle comunità.
Comunità che in Italia e all’estero si stanno realizzando e diffondendo, aggregando cristiani e non cristiani, per cambiare concretamente i propri comportamenti individuali e collettivi. Per promuovere un modello diverso di convivenza civile e, sulle orme dell’Enciclica Laudato si, cercare di ricucire la relazione uomo/ambiente, riportando le società ad includere i principi di funzionamento dell’ecosistema nel proprio agire economico, sociale e politico

Per raggiungere questi obbiettivi e garantire il diritto al futuro delle nuove generazioni, diventa indispensabile lo studio delle realtà, l’approfondimento, la discussione e la partecipazione attiva e consapevole.
Una partecipazione – come ci ha insegnato con il suo operare Ottavio Bonomi – che maturi attraverso assemblee pubbliche e percorsi di progettazione partecipata, per un vero confronto, una vera capacità di dialogo ed ascolto, finalizzata a conseguire soluzioni condivise per il bene comune.

Gianni Andreani