Attività

NO alla guerra. Rispondiamo all’appello

Appello per impedire il ritorno della guerra in Europa

Nel secolo scorso l’Europa è stata dilaniata per ben due volte, nel corso di una generazione, dal flagello della guerra che ha causato sofferenze indicibili ai suoi popoli e una degradazione inconcepibile dell’umanità fino al male assoluto della Shoah.
La
profonda aspirazione alla pace, a rendere impossibile di nuovo la guerra fra le nazioni europee è stata a fondamento della nascita della Comunità europea e del percorso che l’ha portata a trasformarsi in Unione Europea.
La caduta del muro di Berlino e lo s
cioglimento del Patto di Varsavia hanno fatto venire meno le ultime conseguenze della guerra fredda in Europa e creato la possibilità della convivenza pacifica di tutti i suoi popoli, dall’Atlantico agli Urali.
Purtroppo la distensione resa possibile dalla
fine della guerra fredda non è stata coltivata; non è bastata la dissoluzione dell’Unione Sovietica per far venir meno lo spirito di contrapposizione dei due blocchi militari, come poteva fare prevedere l’allargamento del G7 alla Russia, capitolo che è stato frettolosamente chiuso.
L’allargamento ad est della NATO, che ha inglobato paesi che facevano parte della ex Unione
Sovietica, ha comportato il dispiegamento di un dispositivo militare ostile ai confini della Russia; ciò costituisce obiettivamente una minaccia e come tale è stata percepita.
Questa situazione ha generato una nuova corsa agli armamenti, compreso il riarmo nucleare.

Si sono create, così, le condizioni per un nuovo tipo di guerra fredda molto più pericolosa della
precedente, perché non più fondata su una contrapposizione ideologica ma su pulsioni nazionalistiche ancora meno controllabili.
L’esercizio del diritto all’autodeterminazione del popolo ucraino è stato fortemente condizionato
dal tentativo della Russia, da un lato, e del blocco occidentale a guida USA, dall’altro, di trascinare questo Paese ognuno nel proprio campo di influenza.

Se la Russia ha occupato la Crimea e in seguito alimentato il conflitto del Donbass, la NATO ha
assunto una posizione vissuta come provocazione politica e militare dalla Russia quando si è dichiarata disponibile ad accogliere Ucraina e Georgia nell’alleanza atlantica.
Adesso la tensione politica e militare fra i due schieramenti è arrivata a livelli insostenibili.

Una provocazione può arrivare da qualunque par
te sul terreno e fare da detonatore ad un conflitto armato non più controllabile.
E’ assolutamente urgente mobilitarsi per impedire il ritorno della guerra in Europa.

Un conflitto potrebbe avere conseguenze inimmaginabili.

Si deve operare immediatamente pe
r un raffreddamento della tensione politicomilitare e l’unica strada percorribile è quella del blocco immediato di ogni escalation militare.
L’Unione Europea non deve farsi trascinare dalla NATO in una insensata corsa all’incremento delle
minacce sul campo e ad un rilancio delle spese militari. L’Italia deve dissociarsi da questa politica e deve mandare un segnale chiaro a favore della distensione, che non ha alternative, opponendosi com’è in suo potere all’estensione nel territorio dell’Ucraina del dispositivo militare della NATO e al dispiegamento in Europa di nuovi missili e armi nucleari americane. E’ interesse dell’Italia e dell’Unione Europea avviare una trattativa per arrivare a condizioni che garantiscano la Russia dalla preoccupazione di un accerchiamento e consentano all’Ucraina di sviluppare la propria autonomia nazionale, in condizioni di indipendenza dai due blocchi, com’è avvenuto per la
Finlandia durante la guerra fredda. Partendo dall’attuazione dell’accordo di Minsk, occorre
negoziare una posizione di neutralità per l’Ucraina, non più avamposto militare della NATO ma terra d’incontro fra la civiltà russa e quella occidentale.
Occorre agire adesso prima che sia troppo tardi.

Per aderire coord.dem.costituzionale@gmail.com


Le firme
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arico, Sergio Mondoni, Tiberio Tanzini, Alfredo Scognamiglio, Massimo Gallina, Eros Cozzari, Mauro Valiani, Marta Ghezzi, Laura Barile, Francesco Lucat, Rosanna Patrizi, Giulia Schiavo, Corrado Aprile, Carmelina Aprile, Maria Chiara Alba, Alvise Alba, Piero Murineddu, Daniela Nesi, Aurora Frigerio, Felice Scalia, Vania Valoriani, Stanislao Natali, Giuliano Valeriani, Giuseppe Longo, Manuela Galli, Licia Godeassi, Marzenka Matas, Mariagrazia Campari, Vanna Trevisan, Marinella Martucci, Gigi Lecci, Santino Marchiselli, Augusta Rossi, Anna Somenzi, Antonio Locoteta, Daniela Caramel, Martina Camarda, Giovanni Tarditi, Giuliana Martirani, Giancarlo Penazzi, Paolo Modesti, Silvana Pisa, Alberto Cacopardo, Filippo Lunesu, Claudio Morciano, Mario Martini, Cristina Quintavalla, Vittorio Pallotti, Lucia Davico, Augusto Dalmasso, Saverio Di Bella, Gabriele Serio, Paola Blasucci, Giuliano Muolo, Anna Tripoli Signore, Simone Del Corno, Giovanni Maniscalco, Maurizio Palmieri, Eleonora Fornai, Alberto Gandini, Paolo Pieroni, Silvia Lelli, Leonardo Grassi, Pietro Doneddu, Carlo Gubitosa, Maurizio Mastrogiovanni, Luciano Corradini, Dario Guastini, V. Cannici, Angela Bergonzi, Pola Poletto, Alida Vatta, Maria Rosaria Grazioso, Elisabetta Lancione, Franco Meloni, Andrea Pubusa, Rita Bertagnolli, Luigi Bertagnolli, Maria Cavalli, Rosangela Mura, Isabella Domenichini, Gian Franco Bedogni, Emilio Mastrorocco, Luciana Bordin, Nicola Magistretti, Giovanni Bonna, Mario Gianfrate, Claudia Maga, Marialuisa Paroni, Mariangela Gritta Grainer, Enrico Pugliese, Pietro Lunetto, Antonio Galante, Laura Salsi, Massimo Angrisano, Elisa Castellano, Rocco Artale, Mario Neri, Antonio D’Orazio, Sandro Valbusa, Pancho
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Il lutto per la guerra mancata

post di Raniero La Valle
Domenica scorsa “la Repubblica” ha annunciato con un lungo articolo a pag. 3 che l’altro ieri, martedì, la Russia avrebbe invaso l’Ucraina, e quindi mercoledì o ieri sarebbe scoppiata la terza guerra mondiale, in quanto Biden e gli alleati occidentali erano uniti per “far pagare alla Russia il prezzo più alto che abbia mai visto finora”.
Forse è bene ricordare che tra i prezzi più alti finora pagati dalla Russia ci sono stati Napoleone alle porte di Mosca e l’assedio nazista di Leningrado, e che la prima guerra mondiale è scoppiata per molto meno.
A pag. 2 dello stesso numero domenicale della “Repubblica” si dava la notizia dell’ultimatum di Biden a Putin, a pag. 4 si annunciava che mille militari italiani avrebbero partecipato a questa nuova campagna di Russia schierandosi sul fianco Sud-Est; per il “Corriere della Sera” sarebbero stati duemila, ma mille più o mille meno non importa, l’effetto mediatico è lo stesso; tutti i giornali informavano inoltre che gli occidentali, compresi i nostri compatrioti, erano stati invitati dai rispettivi governi e ministri degli Esteri a fuggire dall’Ucraina prossima all’invasione e a tornare a casa, ciò che però gli italiani, in un’Ucraina che per parte sua si diceva tranquilla, si guardavano bene dal fare.
Tutte le notizie sulla minaccia russa la “Repubblica” le aveva sapute dalle agenzie, che le avevano sapute da Biden, che le aveva sapute dall’ “intelligence” (che tradotto vorrebbe dire “intelligenza”) la quale le aveva sapute dai generali russi che spensieratamente si comunicavano per telefono, in linguaggio non cifrato, i piani d’invasione, discutendo l’alternativa se fare “la terra bruciata” o marciare direttamente su Kiev.
Il “casus belli” era che la NATO voleva estendersi in Europa fino a inglobare l’Ucraina, giungendo a un passo da Mosca. I russi, sentendosi minacciati, reagivano schierando la loro armata sul confine. Non potevano certo, per difendersi, contare come a suo tempo sul “generale Inverno”, perché il clima intanto si era riscaldato, le divise nemiche erano molto più pesanti e da fronteggiare non c’erano i fanti o la cavalleria di Napoleone ma i carri ed i missili dell’alleanza atlantica; del resto i russi si ricordavano bene che quando Krusciov aveva voluto mettere i missili balistici a Cuba, in risposta a quelli americani in Turchia, gli Stati Uniti non ci avevano pensato due volte a mandare la loro flotta e allestire il blocco navale dell’isola e dunque era altrettanto giustificata ora la loro reazione di inscenare una dimostrazione di forza sulla linea di confine.
Quella volta era intervenuto papa Giovanni a scongiurare i contendenti a fermarsi prima di cadere nel baratro; questa volta papa Francesco lo ha fatto domenica all’Angelus, rivolgendosi ai responsabili politici con una sobrietà che faceva supporre un suo intervento ben altrimenti pressante.
Lunedì gli americani trasferivano la loro ambasciata da Kiev a Leopoli, pensando forse che avviata la terza guerra mondiale, il vero problema sarebbe stato che la loro rappresentanza e la loro bandiera continuassero a esibirsi in Europa, lontano dal fronte. Le notizie si facevano poi più incalzanti. Secondo la CNN l’invasione sarebbe avvenuta ieri mercoledì, la CBS riferiva da parte sua l’affermazione del segretario di Stato americano secondo cui Putin aveva già messo i suoi obici in posizione di tiro, una “esperta” a “Otto e mezzo” diceva che avendo Putin schierato tante truppe, avrebbe fatto una brutta figura se poi non avesse dato corso all’invasione, dando perciò anche lei la guerra per scontata.
Però né martedì né ieri né oggi l’Ucraina è stata invasa, le artiglierie pronte all’uso non hanno sparato, un po’ di soldati russi sono tornati indietro, i militari italiani sono rimasti a casa (perché semmai deve decidere il Parlamento, e questa è una bella novità); tuttavia Biden non si è dato pace e ha ripetuto che Putin “pagherà un prezzo immenso”, giornali e televisioni hanno continuato ad accusare la Russia del crimine di voler stabilire una sua zona d’influenza in Europa, mentre nessuno si era preoccupato quando alla vigilia del Duemila dei compassati signori negli Stati Uniti volevano instaurare “il nuovo secolo americano” estendendo la zona di influenza e la sovranità americana su tutto il mondo.
Dunque la bella notizia è che per ora la terza guerra mondiale non è scoppiata, per il semplice fatto che una parola rassicurante l’ha detta a Putin il cancelliere tedesco ritirando la minaccia di un ingresso dell’Ucraina nella NATO, e che oggi siamo ancora qui, non inceneriti, a raccontarlo (anche se il generale americano Allen aveva detto: “il conflitto è già iniziato”); ma la cattiva notizia è che siamo in mano a degli irresponsabili che sono al comando delle nazioni, e a dei garruli informatori che ignorano il senso delle loro parole, per non parlare della “Stampa” che oggi fa finta di rimpiangere i pacifisti, che chiama i “pacefondai degli euromissili”, ma prendendo il lutto per la guerra mancata per colpa di Biden “che ha reso poco attrattiva l’opzione militare” di Putin, relega la notizia a pagina 22-23; e tutti insieme rendono di giorno in giorno più precario il nostro futuro e la nostra vita.
Se una conclusione da tutto ciò si può trarre è che una grande riforma si deve fare sul modo di stare sulla Terra, e che bisogna passare dal diritto sovrano e discrezionale degli Stati alla guerra, al diritto collettivo e indisponibile dei popoli alla pace; una Costituzione mondiale che “ripudi la guerra” appare dopo questi fatti politicamente più lontana, ma nel contempo ancora più necessaria ed urgente, e sono i popoli che ne devono prendere in mano la causa.