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ACLI 2020 più eguali. Viviamo il presente costruiamo il domani

Il Circolo come centro per un rinnovato impegno sociale, politico ed ecclesiale.

Mezzana Rabattone 3 ottobre 2020

Premessa

L’epoca in cui viviamo è fatta di scelte, che trasformano in modo veloce, non solo il modo di vivere, anche il modo di relazionarsi, di comunicare, di rapportarsi tra generazioni. In parole povere di comprendere a pieno ciò che ci circonda e giungendo alla considerazione che il 1900 che abbiamo vissuto è finito, non c’è più. Il nuovo decennio si è aperto con la “laudato sì” di Papa Francesco e con il movimento di Greta Thunberg sul mutamento climatico che porta squilibri tali da condurre il nostro pianeta verso la fine. E poi le “sardine”. Questi movimenti sono l’opposto del sovranismo che cerca con forza il ritorno agli stati nazionali. Ci vuole molto coraggio per andare contro ad una potente armata mediatica. Ma la guida carismatica di questo mutamento è sicuramente Papa Francesco.
Dopo la seconda guerra mondiale, tutti gli stati occidentali hanno attuato una politica economica che porta il nome di un grande economista liberale, John Maynard Keynes, professore all’Università di Cambridge. Tali politiche hanno aperto la strada ad un livello di benessere, per la popolazione, che a ben pensarci ha del miracoloso. Grazie ad essa i paesi dell’Europa occidentale hanno raggiunto un forte livello di sviluppo, sia per quanto riguarda le libertà personali e politiche, sia per quanto riguarda le condizioni di vita. Si trattava insomma di investimenti pubblici allo scopo di sostenere la domanda, i consumi e quindi l’offerta di lavoro.
Tutto ciò è stato favorito, dal 1944 al 1971, dagli accordi di Bretton Woods, che avevano limitato i movimenti speculativi di capitali, garantito la stabilità dei tassi di cambio e favorito gli scambi fra le economie più industrializzate, presentando così un capitalismo dal volto umano e senza eccessi.
Per la prima volta si è introdotto il suffragio universale di partecipazione del popolo alla cosa pubblica, giungendo attraverso i partiti alla nomina dei rappresentanti parlamentari.

Oggi, i partiti che hanno vissuto il miracolo economico sono spariti. Quelli progressisti e riformisti, di ispirazione keynesiana, sono in crisi e così anche il liberalismo. Ed il popolo? Il tenore di vita dell’italiano medio è peggiorato e anche negli altri paesi, nonostante lo sviluppo, non è certo migliorato. La disuguaglianza è aumentata, i ricchi sono sempre più ricchi ed il resto della popolazione sempre più povera.
E le politiche keynesiane? Dagli anni ’80 sono state progressivamente abbandonate, facendo affidamento sul concetto che bastasse la crescita economica perché tutto si risolvesse positivamente (laissez-faire). Ma così non è stato.
Si dice che manca il lavoro, perché siamo in un sistema industriale 4.0, ma guarda caso questo succede in modo marcato solo da noi. Infatti i giovani italiani emigrano e trovano lavoro all’estero.
Oggi ci vuole solidarietà e speranza. Ci vuole dignità del lavoro, giustizia sociale, internazionalismo climatico e nessuno, in questa società, deve essere considerato uno scarto. Ed infine, basta con i giovani che se vogliono lavorare devono emigrare.
Occorre riparlare di programmazione. Occorre ridare allo stato il ruolo di indirizzo strategico modernizzando i suoi strumenti. Occorre coinvolgere la popolazione nello sviluppo dei servizi, nel rilancio del territorio, nelle decisioni politiche. Occorre un confronto culturale ampio, forse con parole diverse, ma che raggiungano il cuore di tutti.
Se oggi noi vogliamo essere le ACLI del domani, essere cristiani dalla parte dei lavoratori, bisogna dimostrarlo attraverso la nostra fedeltà alla democrazia.
In Italia, il problema più grave è la crisi democratica.
Noi abbiamo bisogno di uomini e donne che riescano, con tutte le persone di buona volontà, a portare un contributo per il futuro. Ciascuno di noi deve sentirlo profondamente nel cuore, ognuno con le proprie forze e con i propri limiti. Anche le ACLI non difettano di problemi e di malfunzionamento, ma, come ogni grande associazione vive di uno straordinario senso di appartenenza che rende gli aclisti orgogliosi di essere tali e desiderosi di migliorarla.
Che cosa manca a questa Italia? Manca un partito riformista che sia ambientalista, che come in Germania e Francia, sta cambiando la politica europea. Partito in cui le donne hanno una posizione dirigenziale rilevante. E poi i diritti ed i doveri ed una seria programmazione. Oggi il ceto medio italiano vede sempre più prossima una disoccupazione senza prospettive.

Le Acli e le sue fedeltà

Oggi è bene ricordare che la bandiera delle ACLI è la fedeltà. Fedeltà alla Chiesa, fedeltà alla Democrazia e fedeltà al mondo del Lavoro.
Dal nostro simbolo nasce il primo impegno, quello di essere cristiani nelle ACLI, parte di una Chiesa universale. La funzione sociale delle ACLI prende vita dall’amore per Dio e per il prossimo. E proprio l’amore per il prossimo è specificato dalle parole di Gesù in Matteo 25,31-46: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria” dirà “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi.” …. ” In verità vi dico: ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me.”

Su queste parole sono nate le ACLI e la sua funzione sociale. In questa occasione Gesù non usa metafore, ma spiega chiaramente con quale metro saremo giudicati. Il passo si applica a tutti gli uomini, cristiani e non cristiani. Il popolo dei giusti, impegnati a costruire un mondo migliore, sarà benedetto da Dio Padre. Un giorno il Cristo verrà a giudicare la storia degli uomini, a dare un senso a ciò che avranno fatto. Il giudizio non farà che ratificare ciò che gli uomini hanno fatto. Il giudizio darà al tempo presente il segno di eternità e renderà tutto serio e decisivo. Darà importanza al nostro comportamento, ai nostri gesti. Solo l’amore, senza alcuna finalità, rende meritevoli le nostre azioni.
Gli uomini e quindi i diversi gruppi non sono un puro accidente della storia, ma sono stati voluti da Dio, e di conseguenza avranno dei conti da rendere. Dovranno mostrare di aver adempiuto al ruolo loro assegnato, ossia per le ACLI aver adempiuto alla loro funzione sociale: essere attenta ai problemi della povertà, della miseria, della fame nel mondo, dell’accoglienza della difesa del creato. Ciò implica atteggiamenti personali e atteggiamenti collettivi come servizio che ogni uomo deve a tutti gli altri uomini e che tutti gli uomini associati devono ad ogni uomo.

Con l’enciclica “Laudato si”, Papa Francesco si inserisce nella Dottrina sociale della Chiesa insieme alla Rerum novarum di Leone XIII e alla Populorum progressio di Paolo VI. Encicliche con cui la Chiesa approfondisce le grandi questioni sociali del nostro tempo.
La Rerum novarum riguardava la questione operaia, la Populorum progressio la cooperazione tra i popoli ed il problema del sottosviluppo, la Laudato si’ parte dalla questione ecologica, come sfruttamento sconsiderato della natura, nostra casa comune, per giungere a considerare quanto danno è stato fatto alle cose ed alle persone impostando i nostri modelli di sviluppo in modo dissennato, lasciando che la nostra politica soggiacesse all’economia e l’economia alla tecnologia.
Papa Francesco denuncia i mali ed i rischi da scongiurare come i dissesti ecologici e le loro minacce, che si traducono sul piano etico-sociale nelle ingiustizie, gli sperperi, i soprusi, la corruzione e la speculazione in campo ecologico, nei “crimini contro la natura”, nelle omissioni e nelle complicità della politica; e insieme nel “deterioramento etico e culturale, che accompagna quello ecologico”.
La conversione ecologica è un processo “personale e comunitario” di liberazione da mentalità e prassi dettate dal “consumismo ossessivo”, dalla “cultura dello scarto” e “dello spreco”, dal “paradigma tecnocratico” e “tecno-economico”, da “una visione della natura unicamente come oggetto di profitto e di interesse”, dal “mito del progresso”.
Libertà innervata e illuminata dalle virtù come sobrietà, semplicità, umiltà, solidarietà, gratuità, giustizia e amore.

L’approccio all’ecologia e ai suoi problemi deve essere “integrale”, perché “tutto è connesso” e “interdipendente” nella “casa comune”.
“Un’ecologia integrale è fatta anche di semplici gesti quotidiani nei quali spezziamo la logica della violenza, dello sfruttamento, dell’egoismo”. La coscienza e la prassi di un’”ecologia integrale” che ha un forte impatto educativo e formativo, volto a “concepire il pianeta come patria e l’umanità come popolo che abita una casa comune”
“La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. “L’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso”. Un sistema tecno-finanziario che non funziona e che dimostra ogni giorno la sua incompatibilità con una società armonica e giusta.

Le ACLI come carburante della democrazia, intesa come autogoverno, come partecipazione di tutti al bene comune. La democrazia per essere effettiva non deve ridursi ad una raffinata mistificazione del governo di pochi, necessita partecipazione dal basso. Rappresentanza come forma di scelta politica, come soddisfazione delle condizioni che rendono ogni opzione politica libera (salute, istruzione, libertà di informazione, etc.), ovvero garantisce il pieno sviluppo della persona umana (art. 3, c. 2, Cost.).
In questa prospettiva ci si avvicina al discorso sul bene comune, beni che appartengono a tutti, sono insieme di tutti e di ciascuno, e muovono dal principio di solidarietà, sono patrimonio dell’umanità, del presente e del futuro. Beni comuni sono l’aria, l’acqua, ma anche il sapere, la conoscenza, l’informazione, il patrimonio culturale, il territorio, il paesaggio.

Il bene comune è funzionale al pieno sviluppo della persona umana, in questo senso è strettamente legato al concetto di eguaglianza, sia formale, come pari dignità sociale (art. 3, c. 1, Cost.), sia sostanziale, nella prospettiva della rimozione delle diseguaglianze economico-sociali esistenti (art. 3, c. 2 Cost.). Il bene comune, come i diritti sociali (salute, istruzione, lavoro) o i diritti di libertà (personale, di stampa, di riunione), costituisce la base per il pieno sviluppo della persona umana, perché sia effettivamente libera, perché sia rispettata la dignità umana. Il bene comune contiene in sé anche il concetto della condivisione, che è fondamento e base della cooperazione.
La Costituzione italiana, in definitiva, disegna una democrazia egualitaria (si pensi all’art. 3, c. 2, ma anche all’art. 32, diritto alla salute, o all’art. 34, diritto all’istruzione) e prevede i mezzi per la sua realizzazione, ponendo le basi per una redistribuzione delle risorse, come risulta dall’art. 53, che tratta della partecipazione alle spese pubbliche in ragione della capacità contributiva e della progressività.
È una battaglia di crescita civile del nostro paese, una battaglia per garantire l’uguaglianza e i diritti per tutti.

Esiste infatti un legame tra democrazia e giustizia, che ci deve impegnare affinché venga rispettato il diritto di ciascuno, specie se debole. La giustizia è il banco di prova di un’autentica democrazia.
La prima causa della crisi della nostra democrazia è la perdita di valori etici. Infatti, se si smarriscono questi valori, si smarrisce il senso della legalità.
Si altera il rapporto tra diritti personali ed esigenze del bene comune, tra politica di governo e partecipazione responsabile dei cittadini.
Questa è la causa principale della crisi democratica oggi. Cioè l’esistenza di un rapporto viziato tra politica e potere economico-finanziario.
Il limite dell’economia di mercato oggi deriva dal fatto che, pur essendo in grado di produrre ricchezza, questa economia non ha in sé gli strumenti per ripartire in modo equo la ricchezza prodotta.
Esiste un altro rapporto viziato, quello tra mass media e politica. Il potere dell’informazione condiziona il consenso popolare e i mass media cercano spesso di manipolare il consenso democratico.
Quindi, la cosa più urgente, è dare un’anima etica alla democrazia. E’ un problema difficile, ma è anche il problema più urgente per realizzare una democrazia matura e pluralistica nella società italiana. Solo chi è maturo riesce a fare unità nella pluralità. Il pluralismo è una ricchezza.
Per cui salvezza della democrazia in Italia e salvezza della Costituzione vanno di pari passo, perché nella Costituzione ci sono già tutti i valori, nei quali come italiani ci identifichiamo. La dignità del lavoro, il primato della persona umana con i suoi diritti inviolabili all’uguaglianza, alla libertà, alla partecipazione.
Solo dal confronto tra soggetti diversi, tra gruppi sociali diversi, e attraverso il dialogo si riesce a trovare un terreno di convergenza attorno una piattaforma comune di valori.
L’impostazione democratica, i dialoghi e l’impostazione educativa coinvolgono gli aclisti in un clima in cui si sperimenta la cultura dell’associazione.

Fra gli elementi del bene comune si inserisce il mondo del lavoro. Sul lavoro è fondata la nostra stessa Repubblica (art. 1 Cost.), ed esso è strettamente connesso alla dignità umana. Il lavoro dà a chi lo compie il diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa (art. 36 Cost.).
Il mondo attuale è inserito in un processo di globalizzazione a cui non possiamo sottrarci, ma che può assumere un carattere positivo se ha un’anima ed è orientato al bene comune. Se invece è la logica economica a prevalere su quella politico-sociale, sarà in pericolo la libertà ed i primi a farne le spese saranno i ceti sociali più deboli.

In questo mondo il primo a soccombere è stato il lavoro. La necessità di inserire elementi di flessibilità, per arginare il calo di competitività del nostro paese, ha provocato lo sviluppo di contratti a termine, con figure professionali scarsamente tutelate, soggette a un forte grado di instabilità lavorativa.
Quindi è illusorio parlare di crescita dell’occupazione, quando in realtà aumentano soprattutto i posti di lavoro precari, e non aumentano in virtù di un programma organico di sviluppo, ma a motivo della convenienza che le imprese hanno di assumere manodopera a tempo determinato o a contratto formazione lavoro, per potere godere di determinati vantaggi, o come si dice oggi ad assumere a tempo indeterminato, che non è il tempo indeterminato di alcuni anni fa.
Tutto il mondo del lavoro è in difficoltà e ne subiscono le conseguenze i giovani, le donne, le persone con più di cinquanta anni, ossia persone con fragilità di vario genere. La crisi ci toglie il fiato, con aumento delle tensioni sociali ed il rischio di una deriva antidemocratica.
Da sempre è attraverso il lavoro che la persona acquista visibilità e riconoscimento all’interno della comunità: il giovane diviene adulto, lo straniero visibile, l’adulto meritevole di rispetto.
Il lavoro non deve essere concepito solo come fenomeno economico e sociale, ma come fondamento della dignità della persona.
A fronte di questo contesto sociale è necessario ripensare l’impianto della politica in un’ottica di recupero sia del senso di dignità del lavoro per ciascuna persona sia del suo potenziale di agente di sviluppo per la comunità.
Occorre continuamente sviluppare proposte per contrastare la crescente precarietà occupazionale, portatrice di perdita individuale di capacità di progettazione e controllo della propria esistenza.
I diritti e le tutele del lavoro e dei lavoratori che devono, a nostro parere, continuare a essere i riferimenti di base per un ulteriore progresso del pensiero e dell’azione inerenti al lavoro: gli eventi di questi anni, crisi compresa, ci mostrano che gli ambiti di azione non possono limitarsi alla fabbrica, ma nemmeno al proprio Paese e alla stessa Europa: ora è l’intero pianeta che disegna il nuovo orizzonte di riferimento, con le sue esigenze di sostenibilità umana e ambientale, con le sue esigenze di ridistribuzione dei diritti e delle risorse.
Questo è l’impegno primario delle ACLI. Occorre estendere maggiormente i nostri servizi, occorre promuovere dibattiti, corsi di riqualificazione professionali, occorre creare una rete che coinvolga e sviluppi le imprese che sono sensibili ad un lavoro come fondamento della dignità della persona.

L’impegno delle Acli pavesi

Oltre all’attività istituzionale effettuata dai servizi del Caf (con il reddito di cittadinanza, 730 e vari modelli di reddito, colf e badanti, pratiche di successione ecc..) e del Patronato (con pensioni, maternità e congedi, invalidità e disabilità, contributi e riscatti, disoccupazione ecc..), che anche quest’anno hanno raggiunto livelli di eccellenza, ci siamo dedicati allo sviluppo nel campo sociale cercando di venire incontro ai bisogni delle persone. E poi l’ENAIP che sta attraversando una fase positiva grazie alla sempre maggiore domanda di formazione professionale.

Prima di approfondire i progetti che abbiamo promosso ed i servizi che abbiamo avviato, alcuni dei quali iniziati nel 2018, voglio ricordare l’attività svolta dalla Lega consumatori, effettuata con l’impegno di volontari, volta a risolvere problemi relativi a necessità molto concrete delle persone, quali il telefono, la luce, il gas, ecc. ossia tutto ciò che incide nella vita quotidiana di ciascuno di noi. Ciò che la contraddistingue da altre associazioni di consumatori è la particolare attenzione che il suo Statuto ed il suo operato rivolgono alla persona, intesa non solo come portatrice di meri interessi economici degni di tutela, ma anche come soggetto di relazione nell’ambito familiare e sociale.

E’ un’associazione di ispirazione cristiana che ha, fra le sue finalità, quella di educare ad un consumo responsabile, favorendo specialmente la tutela dell’ambiente, il sostegno al commercio equo e solidale, la sicurezza dei prodotti, la qualità dei servizi, l’equità delle tariffe, la necessità di una adeguata informazione e di una corretta pubblicità, nonché l’accesso ad una giustizia alternativa.

Tornando ai nostri progetti, cominciamo con l’intervento sui minori partendo dal Centro Prima Infanzia “la Torretta”, che, è attivo, nonostante le difficoltà derivanti dalla riduzione delle nascite, dall’aumentata concorrenza nel settore e dalle problematiche del coronavirus. Infatti, a seguito della pandemia, la regione Lombardia, ha ridotto il numero dei bambini da 18 a 36 mesi, da 15 a 10 (5 per ogni istitutrice). Abbiamo fatto una indagine sul territorio, presso le attività concorrenti, ed abbiamo constatato che il costo medio per ogni bambino, per mezza giornata, al mattino, è superiore a € 400 al mese. Quindi, abbiamo fissato il nostro a € 350, che ha il punto di equilibrio a 10 bambini. Ora occorre impegnarci per raggiungere questo numero, coronavirus permettendo.

Per meglio rispondere alle esigenze del territorio e agli scopi sociali dell’associazione sono state presentate nuove progettualità per trasformare le attività educative del Centro perché siano sempre più a sostegno delle famiglie più vulnerabili; l’intento è di calmierare le rette per l’accesso ai sevizi chiedendo una piccola quota di partecipazione ai costi di gestione.
Oltre alle attività mattutine, nei pomeriggi abbiamo realizzato laboratori aggregativi in collaborazione con alcune associazioni pavesi, come “Il laboratorio di musica” con l’Associazione Chimera, il “Laboratorio di psicomotricità” con spazio Psiche, “Il Laboratorio creativo” con Calypso e Amici dei Boschi.
Grazie al progetto “Costruiamo il nostro domani” avevamo programmato prima del coronavirus, a partire dal mese di aprile, il percorso “Madri si diventa”, un laboratorio di preparazione al ruolo genitoriale organizzato insieme con l’Associazione Jonas, e cinque incontri tematici con esperti su argomenti riguardanti l’infanzia e l’adolescenza. Anche quest’anno il Centro accoglierà iniziative aggregative e di animazione all’interno del Bambi-Festival. Sarà un momento per far conoscere alla cittadinanza le attività della nostra struttura.
Sempre nel campo prima infanzia, abbiamo realizzato il progetto di accoglienza di minori italiani e stranieri appartenenti a fasce fragili, con interventi di orientamento scolastico ed orientamento al lavoro, e la realizzazione dei cosiddetti job club. Inoltre, abbiamo realizzato attività ludico-educative per minori stranieri non accompagnati; il laboratorio di Videomaking; quello di facilitazione linguistica; quello di scienze motorie, con allestimento di una piccola palestra presso il Villaggio San Francesco di Pavia; e infine l’accoglienza per interventi di cura da trauma, con psicologhe, presso La Torretta.
Infine, il Circolo ACLI Verlich di Vigevano ha realizzato dei Laboratori che hanno coinvolto 20 detenuti della Casa circondariale di Vigevano e 75 alunni delle classi quinte elementari nella costruzione di giochi partendo dalle invenzioni di Leonardo da Vinci.

All’interno di un grosso progetto del Consorzio Sociale Pavese, Le Acli hanno un ruolo importante come partner e realizzano attività di ascolto e presa in carico di famiglie fragili; nel primo anno di attività abbiamo seguito 65 nuclei familiari per l’orientamento ai servizi del territorio ed all’accompagnamento alla ricerca attiva del lavoro, con la realizzazione di un corso di formazione per Tutor Familiare che ha visto la partecipazione di 24 operatori e volontari del terzo settore pavese. Inoltre, per il 2020 e 2021 realizzeremo, covid 19 permettendo, due tirocini formativi e 4 JOB CLUB, uno dei quali si sta concludendo con esito positivo, mentre un secondo inizierà successivamente e sarà rivolto ad un gruppo di 8 donne in difficoltà occupazionale. Anche il prossimo anno è in previsione una cena di raccolta fondi per sostenere l’attivazione di un ulteriore tirocinio formativo.
Abbiamo concluso con esito molto positivo il progetto OIKOS che in due anni di attività ha aiutato ben 239 donne sole con figli minori; le ha accompagnate in un percorso di uscita da difficoltà economiche con la ricerca di un lavoro, ben 69 hanno trovato un’occupazione, 40 hanno beneficiato del pagamento di morosità (affitto, bollette, mense scolastiche), 2 minori sono stati inseriti al Centro prima infanzia. Inoltre, abbiamo attivato, 6 Tirocini formativi con l’indennità di borsa lavoro, la realizzazione di incontri sulla buona gestione del bilancio familiare, la realizzazione di n. 3 merende solidali, l’organizzazione di uno spettacolo teatrale VOCI DI DONNE, in collaborazione con Coordinamento donne delle Acli di Pavia (con ingresso ad offerta), una cena di raccolta fondi che ha visto l’adesione di 143 persone.

Riguardo agli interventi di mediazione per famiglie e anziani con carico di cura, in convenzione con il Consorzio sociale pavese, in ottemperanza alla normativa regionale, sono svolti i seguenti compiti:

  • Per gli assistenti familiari: colloqui di orientamento, redazione curriculum vitae e bilancio delle competenze per personale da inserire in ambito di cura/assistenza familiare di anziani
  • Per le famiglie con carico di cura: accoglienza, presa in carico, accompagnamento alla scelta dell’assistente familiare

Alla data odierna lo Sportello Badanti registra 1604 persone, di cui il 95% è di genere femminile.
Nel 2019 si sono effettuati 343 nuovi colloqui e abbiamo registrato 116 nuove famiglie, la grande maggioranza delle quali hanno fatto richiesta per una badante convivente per persona non autosufficiente.
Le nazionalità prevalentemente registrate sono: italiane, rumene, ucraine e dominicane.
Nel 2019 il Registro Regionale degli Assistenti Familiari ha rilevato 169 utenti aventi requisiti di cui il 90% di genere femminile.
Le 3 nazionalità prevalenti sono: italiane, peruviane e rumene.
Gli iscritti sono utenti cha danno la disponibilità di assistenza diurna oppure notturna.
Lo Sportello lavoro è rivolto ai cittadini in difficoltà occupazionale ed alle aziende territoriali.
Attualmente ne fanno parte:
10 comuni: Dorno (comune capofila), Gropello Cairoli, Carbonara al Ticino, Pieve Albignola, Scaldasole, Villanova d’Ardenghi, Zerbolò, Torre d’Isola, Ferrera Erbognone e San Giorgio di Lomellina.
8 Associazioni di Categoria e 2 Circoli: il circolo Acli di Vigevano e il Circolo Acli di Pieve del Cairo.
Sono coinvolti 30 volontari, direttamente dai Comuni, e vi sono iscritte circa 1000 persone, di cui il 55% di genere maschile.
Le nazionalità prevalentemente registrate sono: italiana, albanese, nigeriana, ucraina.
Le due fasce d’età maggiormente in difficoltà vanno:
da 20 a 29 anni e da 50 a 64 anni.
Nel 2019 Lo Sportello lavoro ha registrato 109 opportunità lavorative e ha trovato occupazione a 62 persone.

Interventi in ambito di agricoltura sociale
In questa provincia di Pavia, a vocazione agricola, occorre parlare di AcliTerra, che promuove azioni di crescita sociale degli associati attraverso interventi mirati di sostegno, in ambiti quali la formazione, l’informazione, l’assistenza, il patrocinio sociale, l’educazione all’imprenditorialità ed alla cooperazione.
“Le risorse della terra vengono depredate a causa di modi di intendere l’economia e l’attività commerciale e produttiva, troppo legati al risultato immediato” “Quando si cerca solo un profitto economico rapido e facile, a nessuno interessa veramente la loro preservazione. Ma il costo dei danni provocati dall’incuria egoistica è di gran lunga più elevato del beneficio economico che si può ottenere” (da Laudato sì).
“Non si è ancora riusciti ad adottare un modello circolare di produzione che assicuri risorse per tutti e per le generazioni future, e che richiede di limitare al massimo l’uso delle risorse non rinnovabili, moderare il consumo, massimizzare l’efficienza dello sfruttamento, riutilizzare e riciclare” (da Laudato sì).
Il lavoro della terra ha sempre avuto una profonda funzione sociale, basata sulla solidarietà, sulla garanzia della qualità dei prodotti, sulla conservazione del territorio, regolata da un comportamento che rispecchia una realtà oggettiva, secondo una tradizione trasmessa nel tempo di padre in figlio.
Per questo gli agricoltori dovrebbero essere incentivati a continuare il loro compito, ad indurre i figli ed i nipoti ad essere legati alla terra. Ma per fare questo occorre che siano riconosciuti e gratificati, anche economicamente, i sacrifici e le fatiche da affrontare. Si tratta, insomma, di un mondo ricco di storia, di tradizioni e di cultura, che oggi va seguito ed incentivato se non si vuole farlo sparire.
Abbiamo costituito una cooperativa sociale agricola ACLI, a Dorno in Lomellina, fondata da 5 circoli lomellini, che opera su terreni abbandonati e con l’inserimento di persone fragili.
Si è provveduto alla bonifica e ad una prima lavorazione di terreni in comodato d’uso gratuito e alla realizzazione di un corso di formazione professionale. Per i primi mesi del 2020 dovevano essere attivati 2 tirocini formativi, questi tirocini a causa del coronavirus, sono slittati.

Il Circolo Acli e la vita associativa

Tutto quanto abbiamo detto in precedenza è possibile se poniamo il “Circolo” al centro del sistema e ci impegniamo non soltanto a rendere più viva e dinamica la società civile, ma anche ad una maggiore presenza nel sociale, promuovendo l’associazionismo ed il volontariato. Essere sentinelle del territorio e fare sistema. Da una parte recupereremo la nostra funzione di “cellula” della Dottrina sociale della Chiesa, dall’altra di offrire a chi vuole l’opportunità concreta di impegnarsi, senza rimanere solo.

C’è uno stile cristiano di vivere socialmente, con il rispetto della laicità e del pluralismo.
Cominciamo a fare in modo che il Circolo ACLI sia un luogo dove “favorire l’aggregazione e la socialità”, ma specialmente di “promuovere la socialità”; sia capace di creare una rete di volontari che siano in grado di seguire nuove attività di vita associativa e di estensione dei servizi; ed infine rendere i circoli sempre più capaci di agire con efficacia nelle dinamiche sociali, anche con l’attivazione di nuove iniziative nel luogo in cui si vive e si opera.
Soltanto con la collaborazione di tutti si può sviluppare il movimento in provincia di Pavia e ridare spinta al pensiero aclista.
Bisogna pensare in modo positivo, cercando di migliorare lo sviluppo associativo attraverso i mezzi d’informazione oggi a nostra disposizione.
L’essere presente sul territorio, con lo sviluppo dei circoli e degli associati, continua ad essere il nostro problema principale, cercando di creare una collaborazione con tanti uomini e donne che, con il loro impegno, danno il loro contributo per una società più giusta e democratica. Dobbiamo continuare a fare Formazione, specialmente per nuovi dirigenti.
Conclusioni
Abbiamo insomma concentrato la nostra attenzione sulla vita delle persone – cittadino, consumatore, pensionato, immigrato – ponendoci il problema di come essere utili nella vita quotidiana. Abbiamo inoltre migliorato il nostro sito web, dove potete trovare tutte le nostre attività ed iniziative.
Abbiamo ancora tante cose da fare. Dobbiamo realizzare una domanda di impegno sociale e di cambiamento.
Vorrei soltanto che noi offrissimo alle Acli, ai problemi della nostra società che stiamo dibattendo, i vantaggi che conseguono dal talento da noi acquisito.
Dal poco che noi sappiamo, a contatto con l’immensità di quanto non conosciamo c’è tutto il mistero del mondo che ci lascia senza fiato.
Si tratta di vedere se ciascuno di noi sappia dare al mondo Acli i benefici di questa istruzione. A noi si chiede intelligenza, determinazione, generosità, chiarezza, responsabilità e… azione.

Il vostro Presidente Domenico Giacomantonio