Alcune riflessioni sulla Laudato sì
Alcune riflessioni sulla Laudato sì di Domenico Giacomantonio
Che il modello economico attuale sia inadeguato per lo sviluppo della nostra società è ormai acclarato da molti economisti. I limiti derivanti dal “lasciare fare al mercato (laissez-faire)” per ottenere i migliori risultati in termini di crescita, di occupazione e di sviluppo economico sono ormai sotto gli occhi di tutti. Purtroppo questo è stato il motivo che ci ha guidato e continua a guidarci in questi ultimi quaranta anni. Il fatto che il mercato si auto regoli automaticamente, senza l’intervento di nessuno, anzi tanto più il mercato è libero di agire, tanto più vengono raggiunti gli obiettivi del bene comune degli interessi generali della popolazione, soprattutto dopo la recente crisi, non è più sostenibile. Ciò è stato possibile, principalmente, in linea teorica con l’affermarsi della nozione del fallimento dello stato e della non coerenza delle scelte pubbliche verso il bene comune. Infatti si è generata, in molti economisti, la convinzione che i fallimenti del mercato sono piuttosto rari, mentre quello dello stato creano costi rilevanti, quindi per non peggiorare la situazione, è bene che lo stato intervenga il meno possibile.
Nella “Laudato sì” viene affermato che il mercato, se lasciato fare, non garantisce lo sviluppo umano integrale, da qui la necessità di una educazione alla responsabilità etica. Quindi è illusorio pensare che attraverso il laissez-faire, il mercato si auto regoli e che è difficile fare affari ed al tempo stesso amare il prossimo e addirittura progredire senza distruggere la natura. Comunque sino a questa enciclica solo gli eccessi del capitalismo erano condannati, ora Papa Francesco dichiara che c’è una profonda immoralità nel sistema ed aggiunge: “molti diranno che non sono consapevoli di compiere azioni immorali” e continua “proverò ad arrivare alle radici della situazione attuale, in modo da coglierne non soltanto i sintomi ma anche le cause più profonde”. “La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare”. “L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune”.
“Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti”. “Spero che questa Lettera enciclica, che si aggiunge al Magistero sociale della Chiesa, ci aiuti a riconoscere la grandezza, l’urgenza e la bellezza della sfida che ci si presenta”. “La convinzione che tutto nel mondo è intimamente connesso; la critica al nuovo paradigma e alle forme di potere che derivano dalla tecnologia; l’invito a cercare altri modi di intendere l’economia e il progresso”. “La continua accelerazione dei cambiamenti dell’umanità e del pianeta si unisce oggi all’intensificazione dei ritmi di vita e di lavoro”. “Gli obiettivi di questo cambiamento veloce e costante non necessariamente sono orientati al bene comune e a uno sviluppo umano, sostenibile e integrale”.
“La tecnologia che, legata alla finanza, pretende di essere l’unica soluzione dei problemi, di fatto non è in grado di vedere il mistero delle molteplici relazioni che esistono tra le cose, e per questo a volte risolve un problema creandone altri”. Per esempio” l’inquinamento che colpisce tutti, causato dal trasporto, dai fumi dell’industria, dalle discariche di sostanze che contribuiscono all’acidificazione del suolo e dell’acqua, da fertilizzanti, insetticidi, fungicidi, diserbanti e pesticidi tossici in generale”.
” La terra, nostra casa, sembra trasformarsi sempre più in un immenso deposito di immondizia”.” Questi problemi sono intimamente legati alla cultura dello scarto, che colpisce tanto gli esseri umani esclusi quanto le cose che si trasformano velocemente in spazzatura”. “È la stessa logica “usa e getta” che produce tanti rifiuti solo per il desiderio disordinato di consumare più di quello di cui realmente si ha bisogno. E allora non possiamo pensare che i programmi politici o la forza della legge basteranno ad evitare i comportamenti che colpiscono l’ambiente, perché quando è la cultura che si corrompe e non si riconosce più alcuna verità oggettiva o princìpi universalmente validi, le leggi verranno intese solo come imposizioni arbitrarie e come ostacoli da evitare. “Non ci accorgiamo più che alcuni si trascinano in una miseria degradante, senza reali possibilità di miglioramento, mentre altri non sanno nemmeno che farsene di ciò che possiedono, ostentano con vanità una pretesa superiorità e lasciano dietro di sé un livello di spreco tale che sarebbe impossibile generalizzarlo senza distruggere il pianeta”. “Le previsioni catastrofiche ormai non si possono più guardare con disprezzo e ironia. Potremmo lasciare alle prossime generazioni troppe macerie, deserti e sporcizia. Il ritmo di consumo, di spreco e di alterazione dell’ambiente ha superato le possibilità del pianeta, in maniera tale che lo stile di vita attuale, essendo insostenibile, può sfociare solamente in catastrofi, come di fatto sta già avvenendo periodicamente in diverse regioni”. Come per esempio l’impazzimento del clima, gli OGM, l’inquinamento degli oceani, il depauperamento del pescato, lo sviluppo dell’esclusione sociale ecc… “Molte volte si prendono misure solo quando si sono prodotti effetti irreversibili per la salute delle persone”. “Oggi il paradigma tecnocratico è diventato così dominante, che è molto difficile prescindere dalle sue risorse, e ancora più difficile è utilizzare le sue risorse senza essere dominati dalla sua logica”.
“Da qui si passa facilmente all’idea di una crescita infinita o illimitata, che ha tanto entusiasmato gli economisti, i teorici della finanza e della tecnologia. Ciò suppone la menzogna circa la disponibilità infinita dei beni del pianeta, che conduce a “spremerlo” fino al limite e oltre il limite. Si tratta del falso presupposto che «esiste una quantità illimitata di energia e di mezzi utilizzabili, che la loro immediata rigenerazione è possibile e che gli effetti negativi delle manipolazioni della natura possono essere facilmente assorbiti».
“L’economia assume ogni sviluppo tecnologico in funzione del profitto, senza prestare attenzione a eventuali conseguenze negative per l’essere umano. La finanza soffoca l’economia reale. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento ambientale. In alcuni circoli si sostiene che l’economia attuale e la tecnologia risolveranno tutti i problemi ambientali, allo stesso modo in cui si afferma, con un linguaggio non accademico, che i problemi della fame e della miseria nel mondo si risolveranno semplicemente con la crescita del mercato. Il mercato da solo però non garantisce lo sviluppo umano integrale e l’inclusione sociale”. “In questo quadro, il discorso della crescita sostenibile diventa spesso un diversivo e un mezzo di giustificazione che assorbe valori del discorso ecologista all’interno della logica della finanza e della tecnocrazia, e la responsabilità sociale e ambientale delle imprese si riduce per lo più a una serie di azioni di marketing e di immagine”.
“Nessuno vuole tornare all’epoca delle caverne, però è indispensabile rallentare la marcia per guardare la realtà in un altro modo, raccogliere gli sviluppi positivi e sostenibili, e al tempo stesso recuperare i valori e i grandi fini distrutti da una sfrenatezza megalomane”. “Per questo è arrivata l’ora di accettare una certa decrescita in alcune parti del mondo procurando risorse perché si possa crescere in modo sano in altre parti”. “Non basta conciliare, in una via di mezzo, la cura per la natura con la rendita finanziaria, o la conservazione dell’ambiente con il progresso. Su questo tema le vie di mezzo sono solo un piccolo ritardo nel disastro”.” Uno sviluppo tecnologico ed economico che non lascia un mondo migliore e una qualità di vita integralmente superiore, non può considerarsi progresso”.
“Abbiamo bisogno di una politica che pensi con una visione ampia, e che porti avanti un nuovo approccio integrale, includendo in un dialogo interdisciplinare i diversi aspetti della crisi. Molte volte la stessa politica è responsabile del proprio discredito, a causa della corruzione e della mancanza di buone politiche pubbliche”. “La politica e l’economia tendono a incolparsi reciprocamente. Mentre gli uni si affannano solo per l’utile economico e gli altri sono ossessionati solo dal conservare o accrescere il potere.”
“Se lo Stato non adempie il proprio ruolo… Se la politica non è capace di rompere una logica perversa, e inoltre resta inglobata in discorsi inconsistenti… Una strategia di cambiamento reale esige di ripensare la totalità dei processi, poiché non basta inserire considerazioni ecologiche superficiali mentre non si mette in discussione la logica soggiacente alla cultura attuale. Una politica sana dovrebbe essere capace di assumere questa sfida”.
“Quando siamo capaci di superare l’individualismo, si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società”. “È molto nobile assumere il compito di avere cura del creato con piccole azioni quotidiane, ed è meraviglioso che l’educazione sia capace di motivarle fino a dar forma ad uno stile di vita”. “Riutilizzare qualcosa invece di disfarsene rapidamente, partendo da motivazioni profonde, può essere un atto di amore che esprime la nostra dignità”. “Non bisogna pensare che questi sforzi non cambieranno il mondo. Tali azioni diffondono un bene nella società che sempre produce frutti al di là di quanto si possa constatare, perché provocano in seno a questa terra un bene che tende sempre a diffondersi, a volte invisibilmente”. “Alla politica e alle varie associazioni compete uno sforzo di formazione delle coscienze”. “Per questo non basta più parlare solo dell’integrità degli ecosistemi. Bisogna avere il coraggio di parlare dell’integrità della vita umana, della necessità di promuovere e di coniugare tutti i grandi valori”. “La pace interiore delle persone è molto legata alla cura dell’ecologia e al bene comune, perché, autenticamente vissuta, si riflette in uno stile di vita equilibrato unito a una capacità di stupore che conduce alla profondità della vita”. “Occorre sentire nuovamente che abbiamo bisogno gli uni degli altri, che abbiamo una responsabilità verso gli altri e verso il mondo, che vale la pena di essere buoni e onesti”. “L’amore per la società e l’impegno per il bene comune sono una forma eminente di carità, che riguarda non solo le relazioni tra gli individui, ma anche «macro-relazioni, rapporti sociali, economici, politici».
Dell’Enciclica “Laudato sì” ho scritto molto poco. Le parole di Papa Francesco sono molto chiare. Ho ripreso quello che secondo me erano i concetti fondamentali, concentrandoli in due paginette. Questo è molto riduttivo, ma spero di aver portato a conoscenza l’essenziale di una Enciclica che, nel suo concetto fondamentale, è rivoluzionaria, ma al tempo stessa riempie il cuore e dà speranza ad un mondo che va perdendo sempre più il suo rapporto con il Creatore e con il creato.